Category: Uncategorized

  • Fotograma 1-7

    “… el único largometraje español en el Festival, reflejo de este nuevo cine español que se mueve por los márgenes y en las fronteras de la ficción y lo real, la excelente Antígona despierta (Lupe Pérez García), proyectado fuera de concurso en la sección paralela Signs of Life…

    …Con el mito como territorio y la obra de Sófocles como fundamento del proyecto, Antígona despierta quizá sin proponérselo abraza y aúna las mejores fuentes de inspiración de ese nuevo “otro cine español”, algo que también debe de manera fundamental al estar protagonizada por Gala Pérez y contar con Juan Barrero en la producción y la dirección de fotografía. Ambos son los partícipes de La jungla interior, de estreno en los próximos meses, una de las propuestas más íntimas, sensoriales y fascinantes que podrían haber hecho temblar el cine español en los últimos tiempos.

    Esa intimidad y envolvente atractivo visual sirven a la directora argentina Lupe Pérez García para desarrollar episódicamente el relato, alternando diálogos teatralizados con diversos estilos narrativos e incluso documentales, filmando recreaciones de la Guerra Civil en Huesca como siguiendo a Antígona en su desolación, aunando formatos para construir un film de múltiples lecturas políticas, de extraña belleza y sensibilidad, que podríamos ligar también a Post Tenebras Lux (Carlos Reygadas, 2014) en los pasajes infantiles, que por estar limitado a una sección no oficial no resta un ápice de valor a su presencia.”

    Antonio M. Arenas para Revista Magnolia

    http://revistamagnolia.es/2014/08/festival-de-locarno-vi-listen-up-philip-alex-ross-perry-cavalo-dinheiro-pedro-costa-antigona-despierta-lupe-perez-garcia/#

  • Eva en el prado

    “En Antígona despierta, Lupe Pérez García no se conforma con adaptar la tragedia clásica de Sófocles en un espacio de resonancias míticas como es el del entorno del castillo de Loarre. La película se abre a recoger los múltiples reflejos donde se espeja el mito, desde las puestas en escena de guerras llevadas a cabo con extrema minuciosidad por aficionados hasta la reivindicación de los buitres como nobles animales que lleva a cabo un experto en estas aves, en una obra de estructura libre y mágica. Una muestra más de este cine impulsado sin ayudas públicas por la pasión creadora de sus responsables, Antígona despierta fue el único largometraje español de estreno en el Festival de Locarno que también entregó un Leopardo a la carrera a Víctor Erice, quien aprovechó para denunciar, en una charla abierta con Miguel Marías, la falta de espacios de circulación para este cine “interesantísimo” que no encuentra lugar en las salas…”

    Eulàlia Iglesias para Caimán Cuadernos de Cine

    67 Festival de Locarno

  • Fotograma 1-2

    Una delle sezioni più interessanti del festival cinematografico di Locarno, se addirittura la più interessante, è senza ombra di dubbio quella creata in onore di Herzog, Signs of life, che, tra gli altri, ha presentato quella folgorazione unica che è Los ausentes (Messico/Spagna/Francia, 2014, 80′). Con  Antigona despierta (Spagna, 2014, 63′), presentata anch’essa nella sezione di cui sopra ci si immerge (lentamente) invece in territori differenti, ma la potenza visiva della pellicola di Lupe Pérez García, connazionale di registi del calibro di Marc Recha, Albert Serra, Mercedes Álvarez e Lois Patiño, ammalia quasi allo stesso di quella di Nicolás Pereda. L’inizio, soprattutto, e così la fine, che ricordano da vicino quell’incredibile sequenza che sta all’inizio del capolavoro di Reygadas, Post tenebras lux (Messico, 2012, 155′), ma così pure la seconda parte, più assimilabile invece agli spazi di Le monde vivant (Belgio/Francia, 2003, 71′) o dell’inarrivabile Aita (Spagna, 2010, 82′) e al minimalismo di un Portabella. Lupe Pérez García, però, si muove in territori più avanguardistici rispetto ai succitati registi e a esclusione, forse, di Reygadas, e riesce infine nell’intento di risvegliare l’Antigone, risveglio che, come racconta il mito, implica una compenetrazione di due mondi, quello dello spirito e quello della materia, il mondo degli umani e l’Ade, ed è giusto questa compenetrazione a svegliare Antigone, non però dal sonno della ragione quanto, piuttosto, dalla ragione stessa, una ragione che il mondo occidentale ha visto sempre più tribalizzarsi nella legge del (maschio bianco) più forte. Tutto ciò accade nella finzione (la recitazione palesata nella lettura della sceneggiatura) di un passato (i vestiti dei personaggi) che è presente (i luoghi), sì da rapportare la realtà a una dimensione a-temporale, forse addirittura non materica, che è, appunto, il punto d’incontro tra l’Ade e il mondo degli umani. Lì, Antigone si risveglia e un motociclista-caronte la traghetta nel tempo, tra i tempi: una speranza inconsolabile, forse, ma strutturata in maniera tale da risultare ineluttabile – e se non ora, almeno in un altrove il cui tempo ci è sconosciuto.

    Poor Yorick

    http://www.emergeredelpossibile.blogspot.com.ar

  • Fotograma 1-28

    Due bambini, fratello e sorella, giocano con dei rami raccolti da terra, come rabdomanti o guerrieri: su uno dei due rametti si muove, non senza qualche tentennamento, un insetto. Basta probabilmente la prima sequenza di Antigona despierta per far sprofondare lo spettatore in una sorta di trance ipnotica, viaggio nelle radici del senso della tragedia, della complessità dell’umana esistenza e della grottesca, irriducibile, ironia del reale.
    Presentato durante la sessantasettesima edizione del Festival Internazionale del Film di Locarno, all’interno della sezione Signs of Life, Antigona despierta rappresenta la seconda impresa nel lungometraggio della cineasta argentina Lupe Perez García, a otto anni di distanza dal precedente Diario argentino, che nel 2006 raccolse consensi e premi al Visions du Réel di Nyon. Nel raccontare a suo modo la tragedia sofoclea, la Perez García si muove in una terra di nessuno, la stessa nella quale Creonte vorrebbe lasciare insepolto il corpo di Polinice, il fratello schierato nella fazione “sbagliata”: Antigona despierta lega infatti la ricognizione documentaria alla pura ricreazione scenica, fondendo l’una nell’altra, intrecciandole, rendendo indissolubile un legame che solo la grigia suddivisione in compartimenti stagni del cinema può pensare di eludere.

    Il film, suddiviso seguendo le ferree logiche della tragedia in capitoli anticipati da una scritta bianca su schermo nero, non è dopotutto “solo” la messa in scena contemporanea di un testo rappresentato per la prima volta alle Grandi Dionisie del 442 a.C., né si tratta in alcun modo di una ricognizione figlia delle precedenti versioni moderne dellas vicenda, ivi comprese quelle portate a termine dal Living Theatre e da Andrzej Wajda. Antigona despierta, creatura indomita e difficile da contenere esattamente come la sua protagonista Gala Perez Iñesta, trasforma la storia di lotta fratricida e della battaglia eterna tra leggi umane e divine in un resoconto, personale e universale, della recente storia spagnola, a partire dalla lotta repubblicana contro l’avanzata fascista di Francisco Franco e dalle epurazioni interne che i difensori della libertà dovettero subire.
    Lupe Perez García intervista alcuni militari, ricostruisce le battaglie in cui furono coinvolti i miliziani del POUM, riprende una colonia di avvoltoi in volo, segue i due bambini nelle loro liti quotidiane, analizza le diverse realtà (anche quelle palesemente ricostruite) con uno sguardo limpido, mai fine a se stesso, riuscendo a rendere coerente una messa in scena episodica, inevitabilmente slabbrata, a tratti quasi casuale.

    L’Antigone che si risveglia è solo apparentemente epicentro narrativo, e in maniera ancor più fallace e apparente svolge il ruolo di eroina: ben più interessante l’analisi di Creonte e della sua umanità, e davvero centrale la riflessione sull’oggi, che sarebbe assurdo ridurre alla sola lettura della storia spagnola. Viaggio (meta)cinematografico ammaliante e colto, Antigona despierta è da annoverare tra le scoperte più interessanti di Locarno 2014.

    Rafaelle Meale

    quinlan.it

  • Se presenta en Locarno el segundo largometraje de Lupe Pérez García, un film experimental que hace una lectura abstracta de la tragedia de Sófocles

    Fotograma 1-41

    Los 63 minutos de esta película, que se sitúa con orgullo en el borde de lo cinematográfico, dejan al espectador confundido, sorprendido y ligeramente desconcertado: por la pantalla han pasado todo tipo de seres y narrativas, no se ha seguido una línea argumental lógica e incluso lo impostado ha campado a sus anchas. Ante un espectáculo así, de nada sirve el análisis racional y este crítico decidió dejar transcurrir unas horas para ver qué efectos provocaban en su cerebro las imágenes que la directora argentina afincada en España había filmado.

    Un día después esos fogonazos siguen resonando en la retina: buitres que se arremolinan para comer algo, tal vez un cuerpo, mientras una mujer se acerca a ellos; un motorista que confiesa a cámara cómo descubrió su pasión tras bordear la muerte; unos niños que juegan con un bicho mientras una luz de tono onírico les rodea; un castillo donde se alternan los visitantes con las figuras clásicas de una leyenda inmortal o un dromedario que deambula por un desierto español donde se representa el enfrentamiento bélico entre rusos y alemanes.

    Todo esto -y mucho más- es esta Antígona despierta [+], de Lupe Pérez García, que llega a la sección no competitiva Signs of Life del Festival de Locarno como prólogo a un seguro deambular futuro de la cinta por festivales que apuestan por narrativas alternativas, poco convencionales y arriesgadas. Con financiación de Toma 78 (la misma que lanzó el éxito Mamá [+], de Andrés Muschietti), producción (Labyrint Films) y fotografía de Juan Barrero, quien sorprendió en Venecia y Sevilla con La jungla interior [+], y protagonismo, como en esa película, de Gala Pérez Iñesta, es éste el segundo largo (tras Diario argentino, de 2006) de una directora curtida en el videoarte y el montaje (El cielo giraEl quadern de fang). Un proyecto que nació a raíz de la imposibilidad de poder llevar a cabo una adaptación de alto presupuesto de Antígona en la Patagonia, pero que finalmente se ha hecho real, de una forma familiar y con un reducido equipo, en los páramos casi marcianos de la provincia de Huesca.

    Porque la tierra y sus animales se adueñan de lo que se muestra: sobre la marcha, se incluyeron personajes reales que pasaban cerca del rodaje, rostros que miraban y vivencias -espoleadas por el mito de Antígona- que son narradas a cámara: los límites de la ficción, lo experimental y el documental saltan por los aires sin pudor. Mientras un personaje tan ambiguo como el inmortalizado por Sófocles asume el protagonismo, otros actores no profesionales ofrecen el contrapunto de naturalidad preciso para provocar esa misma ambivalencia en la observación del público.

    La libertad que supuso un rodaje a tan pequeña escala -seis técnicos, durante ocho días del pasado mes de marzo- acaba impregnando esta aventura cinematográfica, donde la realidad se apodera del objetivo de la cámara en un collage que recuerda las vidas de santos de Pasolini y deja un extraño poso, con suficiente capacidad para remover el inconsciente del espectador.

    Alfonso Rivera para Cineuropa

    http://cineuropa.org/nw.aspx?t=newsdetail&l=es&did=261547

  •  

    Foto: QUIM PUIG.
    Lupe Pérez García és una altra cineasta del màster de creació documental de la Pompeu Fabra. Avui presenta el seu segon film al Festival de Locarno
    “Honestament, he deixat de pensar
    fa temps en les fronteres entre documental i ficció”

    La cineasta Lupe Pérez García presenta avui al Festival de Locarno Antígona despierta, una adaptació lliure de la tragèdia de Sòfocles que barreja documental i ficció. “Anar a Locarno era un somni”, diu la directora, que porta el seu film, l’únic català, a la secció Signs of life, en què es presenten les obres més innovadores, les que mostren signes de vida, que el cinema no ha mort. D’origen argentí, Lupe Pérez viu des de fa molts anys a Mataró, i va estudiar el màster de documental de creació de la Universitat Pompeu Fabra. Forma part d’una generació de cineastes com Isaki Lacuesta, Mercedes Álvarez o Neus Ballús que han explorat els límits entre documental i ficció, i han exhibit les seves pel·lícules en festivals de prestigi. El mes que ve, la directora començarà a enregistrar un projecte per a El Punt Avui, The class, una sèrie documental en anglès protagonitzada per una classe de nens de primer de primària d’una escola de Nou Barris, a Barcelona.

     

    És un tòpic, que els grecs ho van inventar tot?
    És veritat, i fins i tot ja els tenim incorporats en la programació genètica. Quan explicava a la gent de què anava la pel·lícula i la història d’Antígona, que és castigada per haver enterrat el germà traïdor, la gent em començava a parlar de la seva família, del germà, de la mare… Hi ha narratives que estan tan incrustades en la civilització occidental que, encara que no les hagis llegit, formen part del teu relat vital.
    D’on sorgeix aquest projecte d’adaptar Antígona?
    Ja fa molts anys que volia fer una adaptació d’una obra teatral argentina que es titulava Antígona Vélez, però no en vaig aconseguir els drets. Els productors d’aquesta pel·lícula em van dir que agafés l’Antígona de Sòfocles, que ningú em reclamaria res, i que el fes aquí. En buscar localitzacions, va començar a sorgir Osca, perquè els productors són d’allà, i per tot el que necessitava em deien: “Això és a Osca.” Vam anar a buscar localitzacions i vam trobar tots aquests llocs on hem rodat, són meravellosos.
    Què aporten aquests escenaris a la història d’Antígona?
    Per mi era bàsic l’ancoratge a la terra i la dicotomia entre ciutat i desert, família i individu. Quan vaig anar a Osca, vaig trobar que hi havia tot això, i no era metafòric, era real. El nom d’Antígona té el mateix origen que antinatural, i volia que ella fos d’un altre lloc, mentre tots els altres personatges són d’Osca. El vincle amb la terra jo almenys l’he perdut, i això té a veure amb la recerca de la mort.
    Com va triar els personatges que apareixen a la pel·lícula? Molts són del lloc on heu rodat.
    A Gala Pérez Iñesta, la protagonista, la conec des de fa molts anys, és una gran violinista. Em sembla una artista molt completa. Li ho vaig proposar i no em pensava que acceptaria, però va dir que sí. Quan vaig començar a buscar a Osca els altres personatges, anava dient a la productora, Cristina Lera, qui em podia interessar, i van resultar ser la seva neboda de la productora, el seu pare… Pensava que dirien que no, però tothom va acceptar. La sensació que són tots una família excepte Antígona em semblava interessant.
    La pel·lícula parteix més del terreny documental, va cap a la ficció i torna al documental…
    La meva professió bàsicament és la de muntadora. M’agrada experimentar coses juntes que, per passar d’una a l’altra, es requereixi implicació de l’espectador, però que sigui possible. És com si anessis saltant en un riu d’una pedra a l’altra, ha de ser un salt rítmic i possible, has de poder arribar. En aquesta pel·lícula vaig tenir molta llibertat per parlar del que volia. I el que volia és que, si hi ha alguna explicació, que no sigui òbvia. És un risc que vaig voler assumir. Tenia molta llibertat, però calia saber utilitzar-la.
    Comparteix la visió de la mitologia grega, segons la qual el destí és regit pels déus?
    Hi ha tota una teoria que a l’obra de Sòflocles els déus són coherents, diuen una cosa i si no la compleixes, et castiguen. En canvi, a la d’Eurípides, els déus són bojos, diuen una cosa i després una altra, estan entregats al caos, com a Medea. Jo sempre faig l’acudit que vull una Antígona una mica Medea, una mica boja, euripidiana. Tot pot canviar de cop, vivim en un caos que pot ser molt bell o molt espantós. No crec que estigui regit pel destí.
    Existeix la frontera entre documental i ficció?
    Honestament, he deixat de pensar en això fa temps. Entenc que la gent ho distingeixi, jo faig documental, la ficció la gent l’associa a les ficcions de Hollywood. Això és un documental, però que té altres característiques.
    Haver estudiat el màster de documental de creació de la Pompeu Fabra la fa sentir part d’una escola o d’una generació, amb Neus Ballús, Isaki Lacuesta, Mercedes Álvarez…
    Totalment, més relacionada amb uns que amb altres. Hi ha moltes coses que ens uneixen. Ens ha influït la personalitat i l’amistat de Joaquim Jordà, tant a Isaki com a la Mercedes i a mi, era una persona que et transmetia ganes de fer coses, tenia una gran força vital, la seva concepció de no buscar l’obra tancada, perfecta, disfrutar mentre l’estàs fent… Jordà per mi va ser un referent i ho segueix sent. Mantinc amistat i relació professional amb Marta Andreu, la coordinadora del màster, i amb altres companys. Som un grup que ens sentim equip, encara que no tots hem estudiat junts.
  • Fotograma 1-1

    Reality as a theatrical stage, history as a play of masks, ancient legends as metaphors, old echoes of the present. The Argentinian, based in Spain, Lupe Pérez García, who worked on the intimate and collective memory in his first feature, Diario argentino (2006), now addresses contemporary Spain as a country built on oblivion, negation and open wounds through a complex device combining mirrors, representations, lies and subsequent stagings, whether fake or not.

    Using as a central axis Antigone’s story, who wanted to bury the body of his brother Polynices, despite the prohibition of the king Creon, who sentenced him to be devoured by vultures, Pérez García staged the dialectic between mourning, piety, death or freedom and life as a complex portrait of a country, Spain, who hasn’t yet decided how to deal with the recent memory of war and death. What makes Pérez García’s film so special, so different from other films dealing with recent Spanish history, is the approach, more poetical than moralist, more intriguing than didactic, more labyrinthian than obvious: the perfect way to build a political film that hides the answers, if they exist, below hundreds of questions. Shifting between fake soldiers staying fake wars, children and brothers playing and fighting, airplane drivers, tourists visiting ancient ruins and a desert and windy landscape inhabited only by vultures and a lonely Antigone, the film becomes, at the end, a distorted mirror on history and memory: the portrait of a shipwreck.

    [Gonzalo de Pedro, 12 | 8 | 2014]


    http://www.pardolive.ch/en/Pardo-Live/today-at-the-festival/2014/day07/SOL-antigona-despierta.html#.U-3pHUiE5u0

  • Resulta que soñábamos cosas imposibles, y un buen día aparecieron Cris y Javier Lera y todo aquello que era oscuro se volvió claro, y fácil de hacer, y de soñar.

    Javier es sobrenatural. Todo le interesa, lo que no sabe (si es que hay algo que no sepa) lo aprende, se preocupa, llama a alguien, tiene un amigo que alimenta buitres y otro que se tira en aladelta con la bandera republicana y sabe dónde nos darán de comer a la una de la mañana y encuentra el tornillo de una cámara, en plena noche, en 50 metros cuadrados de campo. Y nos hace reír hasta que duela.

    Cristina es una empecinada del cine. Del cine todo, así, a secas. Cree que el cine cambia a las personas, porque es testigo de que algo cambió en ella cuando lo descubrió. Por eso dedica su tiempo y su corazón a que ese fuego nunca se apague. Su locura es tan cuerda y tan contagiosa, que es imposible no amarla y no verse obligado a ser mejor cineasta ante su confianza.

    Los hermanos Lera ya eran leyenda, y ahora con el AMT Montearagón, son mito. Gracias amigos!

  • <p><a href=”http://vimeo.com/101629287″>Antigona Moving Trailers: Monegros</a> from <a href=”http://vimeo.com/toma78″>Toma 78</a> on <a href=”https://vimeo.com”>Vimeo</a&gt;.</p>

  • Comenzamos hoy con los Antígona Movie Trailers.
    Sois todos bienvenidos.
    El primero, Tardienta
    CLICK AQUÍ

    En la foto Fanny, una brigadista argentina.